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Bambini si diventa

Bambini si diventa

2022, Einaudi ragazzi

Un libro di narrativa illustrato per bambini dagli 8 anni di Angelo Petrosino, autore di "Le avventure della gatta Ludovica", "Le avventure del passero Serafino" e "Fratello e sorella per forza".

La storia di un bambino curioso che ama giocare e scoprire il mondo, ambientata in un tempo lontano, pieno di magia e di sorprese, ma anche di difficoltà. Un racconto divertente e profondo sull'eterna bellezza di essere bambini. Una storia che parla di infanzia, coraggio, famiglia, amicizia, gioco, scuola, amore, crescere. Lino è un bambino di tanti anni fa che vive con la madre in un paese dove il tempo sembra essersi fermato.

Suo padre è emigrato in Francia per lavorare e Lino, per aiutare la famiglia, dopo la scuola lavora come garzone. E, nel poco tempo libero che gli rimane, riesce a studiare, a vivere piccole e grandi avventure con gli amici e ad ascoltare gli affascinanti racconti degli anziani. Il mondo in cui vive lo costringerà a diventare grande prima del tempo, ma Lino saprà cogliere la bellezza della vita in ogni momento della sua infanzia.


RECENSIONI A "BAMBINI SI DIVENTA"


"Ma sono ancora bambini?" di GIOVANNI PISTOIA


Vede in questi giorni la luce l'ultimo romanzo di Angelo Petrosino Bambini si diventa (Einaudi Ragazzi, 2022).
Si tratta di una raccolta di quarantadue racconti autobiografici, con il quarantatreesimo che ne è l'epilogo, in cui l'Autore, il piccolo Lino, raccoglie stralci del passato come preziose perle infilate sul cordone della memoria, quella più profonda e vera dell'infanzia.

Un'infanzia ben lontana dai luoghi di vita di Petrosino, che risiede a Torino da moltissimi anni e che, da lontananze siderali, ha percorso e ripercorso la strada del ricordo e quella geografica della distanza. Entrambi i viaggi (sia quello dell'asse temporale che quello dell'asse spaziale) sono stati compiuti non fisicamente bensì nella pura rielaborazione astratta, ma tenendo ben vivi mente e cuore.

Immaginiamo un'ininterrotta carezza alla memoria ai luoghi agli uomini che quel passato hanno popolato e che rifioriscono vigorosi e vividi dalla penna dello scrittore di Castellaneta. Terra di Puglia.
L'amata Puglia, che è terra di estro multicolore e di assolata genialità in cerca di possibili narrazioni. Estro che, contemplativo, si dispiega tra il frinire di cicale e il giallo dello sconfinato grano estivo, a un passo dalle braccia fronzute della macchia mediterranea che traina i pensieri al mare.

Terra di grandi educatori come Giuseppe Caiati, Giovanni Calò, Mauro Carella, Tommaso Fiore, Nicola Fornelli, Giovanni Modugno, Nicola Petuzzellis, Gaetano Santomauro, da cui Petrosino ha tratto l'arte dell'insegnare e di grandi politici come Piero Calamandrei, Giuseppe Di Vittorio, Gaetano Salvemini, Guido D'Orso. Uomini che hanno acceso i riflettori sulla migliore meridionalità, quella intesa non come 'questione' e problema nazionale, ma come ricchezza valoriale. "Sognatore è un uomo con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole", ha scritto Ennio Flaiano, così immaginiamo, non certo con disincanto, i padri della pedagogia intenti a sognare e costruire le basi culturali del nostro paese. Possiamo, a tratti, scorgerli, impegnati nella realizzazione di una rete nazionale ante litteram, su cui porre le basi non solo del sistema scolastico italiano, ma dei principi educativi condivisi, operando su un terreno di fertile dibattito e accettando le discordanti ideologie politiche e i differenti atteggiamenti religiosi professati.
E sono presenti, ben assortiti, tutti e due gli aspetti nel racconto di Petrosino. Il primo, quello della povertà estrema che porta il papà ad emigrare lontano, in Francia, e a lasciare il piccolo Lino da solo con la mamma, in una casa così umida, da costringere la donna a far spostare la sua creatura a casa della nonna per farla stare il più possibile in un ambiente più salubre. Una povertà raccontata con grande struggimento e dignità, sia per rievocarla così viva e vera com'è, con l'infinito affetto dello scrittore sensibile e acuto, sia per trasferirla come memoria alle giovani generazioni.
Certo è che il Sud non è solo storia di sopraffazione ignoranza e miseria da inghiottire con le croste di pane; il Sud è l'orgoglio dell'anima di un popolo che si appartiene ed appartiene ad una cultura solida, che ha le radici contadine degli ulivi, la ruvidezza delle zolle bruciate dal sole, e i profumi intensi delle erbe aromatiche inaspriti dalla secca salsedine.

"Quando non si conosce la storia la si trasforma in geografia", ha scritto Paolini, con tono polemico, riferendosi ad un certo modo della politica di prendere le distanze dalle ferite aperte del Sud. Ma nel topos della cultura contadina pugliese vive la fertilità del cuore, che ha fatto dire a Eugenio Scalfari che "al Nord si vanno a cercare i soldi, al Sud si va a cercare l'anima", e questa affermazione sintetizza efficacemente il rapporto degli 'emigranti' del passato con l'amata terra lontana. E' proprio quest'anima che vive in Bambini si diventa. I racconti vertono sulle esperienze vissute da Lino, e quindi da tanti bambini del tempo, chiamati sin dalla tenera età a contribuire al bilancio famigliare recandosi 'a bottega', presso artigiani del paese come 'lo scarparo', 'a imparare il mestiere'; oppure a dare una mano 'in campagna' nelle attività agricole legate ai cicli stagionali, sopratutto per la produzione dell'olio, dell'uva, delle mandorle e degli ortaggi. Non era raro che qualcuno perdesse la vita a causa delle ingiuste e precarie condizioni di lavoro, come accade nel commovente racconto Un incidente sul lavoro. Angelo Petrosino, eccellenza pugliese della letteratura per ragazzi, con sguardo acuto, riesce a trasformare la percezione della tragicità di eventi sconvolgenti come questi, in accadimenti naturali, da accettare per come si verificano. Egli ha la capacità di raccontare i fatti con tono pacato, sa scegliere le parole giuste e riesce a dosarle in maniera sapiente, anche quando si tratta di temi delicati e scomodi da affrontare con i più piccoli. La durezza del vivere che continuamente affiora dai racconti ne fa risplendere i valori (che oggi sembrano dimenticati e superati, tanto si perdono nel passato di questo piccolo centro del Meridione), eppure è proprio grazie al contrasto tra passato e presente, tra società civile del secolo scorso e odierna società liquida che emergono come fondanti i valori della famiglia, della solidarietà, dell'onestà, del sacrificio e dell'impegno individuale. Bellissime le illustrazioni di Sara Not, che, insieme ad Angelo Petrosino, costituisce una delle più consolidate coppie artistiche odierne alla maniera della coppia Rodari-Altan. Le immagini, in questo volume, non sono solo una precisa e poetica interpretazione del testo, ma rappresentano un efficace strumento per stemperare i contenuti forti delle storie, vestendoli di fresca ironia.

Un libro prezioso che merita la massima attenzione da parte di genitori, insegnanti, educatori e che senz'altro riempirà i giovani lettori di meraviglia e dolcezza.

MARIA PIA LATORRE



È stato nel 1989 che le Nuove Edizioni Romane pubblicarono il primo libro di Angelo Petrosino La febbre del karatè, al quale fecero seguito Amore e pallone e L'isola senza nome.
Si trattava di una prima raccolta di otto racconti che lessi su segnalazione di Roberto Piumini e che erano stati scritti da un maestro elementare da lui conosciuto in uno dei tanti incontri che gli capitava di fare nelle scuole. Circa dieci anni prima di Piumini avevo pubblicato Il giovane che entrava nel palazzo, altra opera prima e altra raccolta di racconti, due libri e due autori lontanissimi tra loro per modalità di scrittura e scelte tematiche. Due mondi, due sensibilità, due percorsi narrativi. Eppure mi colpirono entrambi perché il loro pubblico elettivo era uno solo, quello di giovani lettori che all'inizio nessuno sapeva se ci sarebbero stati, ma ai quali comunque Petrosino e Piumini, forti dei loro diversi talenti, si rivolgevano con rispetto e con totale fiducia nella loro intelligenza. Oggi sappiamo come sono andate le cose, tra titoli su titoli e diversificati successi.

E proprio in questi giorni, così lontana dal mio primo incontro di neo editore con un allora non noto scrittore, ho letto con attenzione e con intimo gusto il libro più recente di Petrosino, Bambini si diventa, un Einaudi Ragazzi 2022 illustrato da Sara Not. Ho potuto così ricercare e ritrovare il perché della mia antica decisione di pubblicare senza pormi alcun dubbio La febbre del karatè.

Una prima lettura mi portò a pensare che questo scrittore andava fatto conoscere perché l'apparente semplicità e linearità del suo dire, il realismo delle piccole vicende di tutti i giorni che sa narrare illuminandole, celavano una fedeltà inattaccabile sia all'osservazione e all'ascolto, sia a un proprio modo di essere.

È dovuto però arrivare il tempo giusto perché Petrosino scrivesse un lungo racconto o romanzo breve che a me è sembrata la chiave di tutto il suo scrivere. Non tanto perché si tratta di autobiografia, ma perché il bambino che lui è stato, e che viene impersonato da Lino scugnizzo lucido e responsabile, risulta essere solo in apparenza un personaggio qualsiasi e lontano. È il bambino con gli occhi del quale Petrosino non ha mai dimenticato di guardare dapprima i suoi alunni, poi i suoi lettori. E se a Castellaneta quel bambino non c'è più, c'è, pur con tutti i cambiamenti avvenuti, nei tanti altri protagonisti delle storie petrosiniane nonché, nascosto e presente, attento a seguire una lingua amica in quanto affettiva e semplice, nei tanti bambini che si stanno misurando ovunque con mille difficoltà e che sono costretti a cercare una strada lontana da quella che era la loro originaria, verso un altrove qualche volta migliore.
Petrosino non segue le mode, non imita, non ambisce al complimento rutilante dell'esperto. Senza snobismi, con discrezione, cura ogni parola perché sia chiara e perché inviti senza ingannare alla lettura e alla comprensione del reale, come accade con gli innumerevoli suoi giovani fan. Fan non certo alieni dall'amare anche fantasie geniali e scatenate, parole evocative e nuove che, alternate alla conoscenza di una prosa definibile "elementare" o "minimalista" o "verista", li rende, c'è almeno da augurarselo, lettori accorti e non facilmente seducibili.

In Bambini si diventa si ritrovano tra l'altro giochi e termini dimenticati o addirittura non noti e questo può essere motivo di un lavoro felice di ricerca o di confronti da fare in classe, mentre il piccolo Lino può diventare per chi lo incontra sulle pagine amico e compagno di avventure non stellari, bensì infine e nuovamente quotidiane.

GABRIELLA ARMANDO