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I GENITORI SCRIVONO

Anna, mamma e maestra
Ho sempre amato scrivere, tuttavia raccogliere i miei pensieri questa volta non è semplice, forse perché mi costringe a riflettere su un periodo che vorrei si potesse cancellare. Quando a gennaio ascoltavo al tg il dilagare del coronavirus in Cina, dopo un primo momento in cui questo Paese mi sembrava più lontano di Plutone, ricordo che mi aveva destabilizzato la costruzione di un ospedale completamente nuovo in una sola settimana e l'allestimento di migliaia di posti letto all'interno di alcuni grandi edifici in cui si svolgevano fiere. Intanto sono arrivate le vacanze di Carnevale, le paure si sono sempre più impossessate di me, insieme al pensiero ricorrente di come poter proteggere la mia famiglia.

Ci siamo rinchiusi in casa ben prima del "lockdown", facendo provviste per un anno! Poi, in un attimo, la nostra vita è cambiata alla velocità della luce: i primi casi in Italia, la chiusura delle scuole, l'inizio delle video lezioni: al mattino collegata al pc mia figlia, al pomeriggio io o viceversa, mentre mio marito lavorava da casa tutti i giorni nella stanza a fianco. All'inizio un vero delirio: Argo, Meet, Classroom, compiti, riunioni, aggiornamenti, incertezze continue, preoccupazioni per il diffondersi incontrollato del virus, pensieri per tutelare mia figlia, i nonni, organizzarsi con i vicini per fare gruppi di acquisto..… ricordo la stanchezza, una stanchezza interiore incommensurabile… la voce registrata del Sindaco diffusa al megafono dall'auto della Protezione Civile che raccomandava di non uscire di casa: sembrava surreale, come vivere in un incubo. Il ricordo di questa voce sicuramente resterà dentro di me. Ormai era chiaro che a scuola non saremmo rientrati. Ecco allora che il doppio ruolo di mamma e maestra, che ho sempre cercato di scindere, si è fuso alla ricerca delle migliori strategie possibili per essere vicina anche se distante. Vicina alla mia bimba che richiedeva continuamente spiegazioni e abbracci; vicina ai miei alunni che chiedevano spesso quando saremmo tornati a scuola.

Ogni giorno abbiamo cominciato le video lezioni con la lettura di una storia: Angelo, in questo è stato un prezioso aiuto fornendoci numerosi stimoli. A poco a poco la vita ha ritrovato un senso. Ci siamo riscoperti cuochi: biscotti, gnocchi, pane, pasta, tutto fatto con le nostre mani, come al tempo dei nostri nonni; ci siamo trasformati in contadini, abbiamo seminato verdure, piantato e ci siamo presi cura dei nostri prodotti; abbiamo iniziato un'attività di restauro: dopo le lezioni, con pennelli e carta vetro abbiamo ridato vita a due botti e una vecchia bici di mio nonno risposta da più di 50 anni in un capannone… Intanto il tempo passava, la natura che rifioriva mi ridava coraggio, facendomi pensare alla vita che continuava e che poteva ancora farci sorridere. Dopo un primo periodo di adattamento: mai eravamo stati mesi chiusi in casa tutti insieme, ci siamo ritrovati uniti come non mai.
Le considerazioni più importanti che voglio condividere sono due. La prima riguarda i bambini, come sempre abbiamo molto da imparare da loro. Sono stati eccezionali nell'affrontare questa nuova vita. All'inizio è stata dura, ma in poco tempo è stato sorprendente vedere la loro capacità di adattarsi. Credo che i bimbi in questi mesi siano maturati più che in tutta la loro vita. Improvvisamente la loro routine è stata spazzata via, eppure ogni giorno durante le video lezioni sono lì, pronti con un sorriso, come se fossero a scuola, seri nel mantenere un impegno preso, seppur consapevoli che la scuola in presenza è tutta un'altra cosa: spesso è sufficiente un sorriso, uno sguardo, un cambio di tono di voce per apprendere tantissimo anche divertendosi.

E' stata dura essere insegnante in questo periodo, sempre a pensare come riuscire ad essere vicina ai bimbi, anche se distante, e cercare di non perdere nessuno, soprattutto chi ha più difficoltà, a migliorare le competenze digitali. Ringrazio i docenti di mia figlia, presenti già dal secondo giorno di chiusura della scuola, sono stati un faro nel buio, hanno dato continuità alla vita. Credo sia il nostro compito in questo periodo: saper traghettare i bimbi da un tunnel buio a una luce di speranza nel futuro. Ed è proprio su questa affermazione che si innesta la mia seconda considerazione, che riguarda i rapporti umani: mi piace credere che la pandemia ci regalerà la capacità di volerci più bene, di essere più uniti, più altruisti, di non anteporre i nostri interessi al bene comune.

L'umanità ha una grande occasione: riscoprire valori accantonati, messi in disparte dalla frenesia della vita di oggi, fitta di impegni spesso superflui. La nostra vita non sarà mai più quella di prima, ma voglio sperare che sarà migliore: sapremo godere di nuovo di un abbraccio, l'aria avrà profumo di libertà.

Giulia
Se dovessi descrivere con solo tre aggettivi questi primi mesi del 2020 direi che sono stati: angoscianti, faticosi e tristi.
Quando a fine gennaio leggevo sui giornali o guardavo in tv ciò che stava accadendo in Cina, non avrei mai pensato che a breve sarebbe arrivato anche qui da noi e che avrebbe stravolto completamente le nostre vite.
Io, a differenza delle persone intorno a me, nel momento in cui ho appreso che avrebbero chiuso le scuole mi sono spaventata e soprattutto allarmata.
Il primo mese è stato sicuramente il momento più difficile per me, mio marito non era mai a casa ma in viaggio per lavoro, i miei genitori continuavano a lavorare e io chiusa qui in casa con un bambino disorientato e curioso ho dovuto fare violenza su me stessa per non crollare.
Mio figlio ha dovuto adattarsi ad una "nuova scuola" fatta solamente di un monitor da cui poteva intravedere i suoi compagni e le maestre, che sin da subito sono state disponibili e attente nei confronti dei loro alunni.
Questa reclusione all'inizio per mio figlio è stata come una lunga vacanza ma poi dopo più di un mese di isolamento da tutto e tutti ha cominciato a mostrare piccoli segni di insofferenza.
Io sono una mamma casalinga, molto abitudinaria e questi cambiamenti mi hanno destabilizzato ma devo dire che io, mio figlio e mio marito ci siamo fatti forza e sostenuti a vicenda e piano piano ci siamo abituati a questa nuova routine.
La nostra vita è stata stravolta all'improvviso ma penso che i bambini l'hanno accettata più di noi adulti, non hanno mai trasgredito alle regole, sono rimasti chiusi in casa per due mesi e hanno continuato a studiare, giocare, leggere...
In questi mesi mio figlio mi ha regalato tanti sorrisi ma il più bello è stato il quattro maggio quando finalmente ci hanno permesso di uscire di casa: si è comportato da vero ometto, si è messo la mascherina, ha preso il gel igienizzante e ha ascoltato tutte le mie raccomandazioni senza lamentarsi...da quanto tempo non vedevo i suoi occhi brillare così!
Il mio timore più grande per i nostri bambini è che questo virus possa nuocere più a livello psicologico che fisico, quando tutto sarà passato riusciranno ancora ad esprimere fisicamente le loro emozioni con i compagni, gli amici, i parenti?
Sarà in quel momento che i bambini avranno realmente bisogno di un aiuto perché non devono diventare anaffettivi e ansiosi ma devono crescere, sperimentare e godersi tutto ciò che gli sta intorno a 360 gradi.

Damiano
Quarantena è una parola sinistra. Non mi viene in mente nessun caso in cui, questa parola, sia associabile ad esperienza positiva. Eppure per me, per la mia famiglia, la costrizione da COVID non è stata così terribile come magari per altri. Da subito la mia incredulità che una situazione simile potesse succedere nel mio Paese era condita dalla certezza che il periodo in questione sarebbe stato breve. Poi la consapevolezza che tutto il mondo si stava fermando impotente ha fatto sì che una certa angoscia si appropriasse del mio animo. La mancanza delle nostre routine di lavoro e la drastica riduzione dei ritmi di quest'ultimo, hanno minato quella serenità posticcia che viviamo quotidianamente. In seguito succede che ci venga prospettato il fatto che la quarantena finisca e l'attesa per il fatidico giorno è vissuto con speranza ma anche con disagio per l'avvicinarsi di un nuovo cambio di abitudini.Il mio lavoro mi costringe ad essere distante dai miei cari durante la settimana. Il ritrovo del week end è troppo breve, talvolta svogliato, per concentrare tutti i piaceri e doveri; così, quest'occasione è diventata un prezioso momento per riabituare i figli, moglie e me stesso ad una normale partecipazione familiare. Certo che "l'idillio" è stato agevolato dal privilegio di avere un giardino, degli hobby, dei lavoretti casalinghi arretrati e raramente c'è stato attrito per la convivenza forzata.
Ora che viviamo la fine della quarantena sento un disagio nel dover nuovamente allontanarmi dai miei, ho paura che il lavoro non sia più quello di prima, che il rapporto con gli altri non sia neppure più uguale ma questo stesso disagio è quello che mi fa accorgere quanto la vita all'interno di casa, con le sue comodità, sia viziata e quanto questo possa farci allontanare i nostri obiettivi.

Davide
Stiamo vivendo un periodo particolare della nostra vita paragonabile ad una guerra che è partita da lontano, ci ha raggiunti ed ha coinvolto tutto il mondo.
La prima sensazione che ho provato quando ho capito che questo virus avrebbe potuto colpire anche la mia famiglia è stata di paura e impotenza.
Si è creato un clima surreale tutto intorno a noi.
La paura di ammalarsi, di poter portare a casa il virus, di poter far ammalare i miei cari o di poterli lasciare soli è rimasta dentro di me per più di un mese.
Poi come tutte le cose che mi accadono la consapevolezza e le informazioni rispetto a quello che stava accadendo hanno trasformato queste sensazioni in speranza e voglia di guardare avanti.
Oggi certo, la strada è ancora lunga, ma quelle parole apparse con un arcobaleno disegnato su molti balconi: "Andrà tutto bene" diventeranno realtà ne sono certo.
Paragono quello che sta succedendo a quello che può provare una persona durante una malattia: sconforto, reazione, voglia di combattere, speranza e vittoria.
Ho capito quanto le parole delle persone che hanno vissuto la guerra assumano un significato speciale, il valore delle piccole cose.
Nella vita nulla è scontato, riscoprire la quotidianità come un valore aggiunto da rispettare è stato il lato positivo della quarantena.
Una frase tra le tante lette mi è rimasta impressa:
.."Quando a mia nonna cadeva un pezzo di pane lo raccoglieva, lo baciava e lo rimetteva al suo posto". Un gesto che commuove.
Il pensiero di poter tornare ad accompagnare i bambini a scuola è una gioia che mi riempie il cuore.

Claudia
Il periodo di quarantena mi ha fatto riflettere su quanto sia importante ciò che già si possiede e quanto lo si dia per scontato .
Ciò che mi ha rattristito di più è stato non vedere mia mamma ma sentirla solo al telefono; lei è molto anziana ed abbiamo preferito attenerci alla distanza forzata piuttosto che rischiare inutilmente la salute. Lei non ha uno smartphone, perciò in questo lungo periodo ci siamo accontentate di sentirci alla "vecchia maniera".
Un'altra cosa fondamentale è stata fare la spesa: inizialmente riuscivo a ordinarla online e a farmela consegnare, in seguito dovevo passarla a ritirare in quanto, a causa delle massicce richieste, non riuscivo a prenotare la consegna. Purtroppo, quando si vive soli con un bambino, bisogna organizzarsi al meglio per "riuscire a non uscire".
La cosa divertente è stata inventare ricette con tutti gli alimenti trovati in casa e dimenticati in qualche angolo, sempre se non ancora scaduti!

Federica
Carissimo Angelo,
sono la mamma di due Suoi piccoli ammiratori che frequentano la terza elementare alla scuola Anna Frank di Druento.
Mai avrei immaginato, che un giorno i nostri ruoli si sarebbero invertiti e che fosse Lei a leggere i nostri pensieri sul periodo appena trascorso…che non è ancora terminato ma che oggi ci dà qualche speranza su ciò che ci aspetterà.
Credo che ora sia giusto smettere di farci domande iniziando a darci delle risposte, riprendere la vita lasciata in sospeso alcuni mesi fa e trasformarla in qualcosa di più soddisfacente, di più ricco.. questo è l'obiettivo che mi sono prefissata.
Ricordo ancora dove eravamo il giorno in cui ci è stato comunicato che in Italia erano arrivati i primi contagi.
La sensazione provata? Non posso definirla paura perché non mi sembrava una situazione reale.
La Cina è un paese molto distante da noi, l'avevo spiegato ai miei figli poche sere prima, mostrandogliela sulla cartina geografica…placando così le loro paure…credevo alle mie parole ma mi sbagliavo.
La mattina in cui l'abbiamo saputo eravamo in montagna.
Lo stesso giorno a distanza di poche ore saremmo dovuti andare alla sfilata di Carnevale, con i nostri costumi accuratamente scelti, le bombolette di schiuma appena acquistate…ma, in un battito di ciglia tutto è cambiato.
Provai smarrimento, sapevamo cosa fare, si doveva annullare tutto, preparare le valigie e ritornare quello che per noi era l'unico posto sicuro, la nostra casa.
I miei "ragazzi" avevano già sentito parlare del virus.
Non lo chiamerò per nome, non voglio dargli importanza, perché una lettera maiuscola non credo la meriti…
Gli abbiamo spiegato cosa stava accadendo e loro hanno capito.. penso che i bambini sappiano essere molto più intelligenti e rigorosi di noi adulti  a volte.
Le prime due settimane sono state terrificanti perché l'irreale stava diventando reale.
Uscivo sul terrazzo e non sentivo più alcun rumore.
Le strade erano completamente svuotate, non passava più nessuno se non l'auto dei vigili urbani che dal megafono c'imponeva di restare a casa!
Mi sono sentita sola, mi sono resa conto che la vita dei miei figli, che le nostre vite, non dipendevano solo dalle nostre scelte e dalle nostre decisioni come avevo sempre creduto, ma che altri a noi sconosciuti potevano cambiarle a nostra insaputa e da un momento all'altro.
I giorni sono trascorsi, abbiamo vissuto la nostra casa come mai prima.
Mi è sempre piaciuto condividere il mio tempo insieme ai miei figli, certo in questo caso c'era anche mio marito…ma rimanere a casa con loro per me è stato un regalo.
Abbiamo comperato farine, lieviti, passate di pomodoro e ci siamo reinventati.
Quest'anno per la prima volta, abbiamo fatto un orto che merita "rispetto", abbiamo condiviso il nostro tempo insieme ai nonni e questo è stato il secondo regalo.
Vorrei terminare questo mio racconto con il mio più bel ricordo di questo periodo…l'immagine dei miei bambini che giocano con la palla in giardino, insieme al nonno.
E' una fotografia che porterò con me, così potrò ricordare che i periodi bui, se li sai osservare possono riflettere luce e speranza.
La saluto cordialmente e colgo l'occasione per ringraziarLa di aver tenuto compagnia e aver fatto sorridere i miei bambini con i Suoi racconti, in questo ultimo periodo.
Un caro saluto

Andrea
Caro diario, sarà trent'anni che non ti scrivo ma l'occasione è una di quelle importanti nella vita.
È successo di tutto nel frattempo, ho iniziato a lavorare, ho combinato un sacco di pasticci ma la cosa più importante e bella è stata la nascita di Lorenzo che ormai ha nove anni e frequenta la terza elementare.
É difficile per me parlargli perché egoisticamente sempre preso da mille cose spesso anche inutili da fare e sempre in viaggio per lavoro.
Anche se non è bello dirlo e potrebbe sembrare una stortura della vita "finalmente" mi sono ritrovato a casa senza lavorare...(come una volta).
Sì, perché  è arrivata la PANDEMIA a concederci del tempo per noi ed è corsa in nostro aiuto pur facendo soffrire tante altre persone e famiglie impotenti a tutto questo.
Se pur con qualche ristrettezza e sacrificio non ho avuto grosse preoccupazioni e vorrei sottolineare con un pennarello rosso e con tutti colori del mondo quanto incredibile ed emozionante sia stato questo periodo per me. Finalmente mi sono goduto Lorenzo!!!
Dormire insieme, svegliarsi la mattina per preparargli la colazione e tante altre cose che non posso dire. Iniziare un nuovo giorno con la complicità di entrambi è stato fantastico.
Abbiamo affrontato uno dei mostri più potenti del mondo le lezioni scolastiche online, sembrava impossibile farlo ma l'abbiamo distrutto insieme. Abbiamo parlato più volte di quello che stava succedendo nel nostro paese e che se eravamo tutti a casa non era per una vacanza ma per affrontare la vita in modo diverso adattandoci alla situazione e alle nuove regole. Spero di aver trasmesso a mio figlio la stessa serenità e felicità con cui ho vissuto io questo periodo. Sono stati i tre mesi più belli della mia vita, considerando il poco tempo che fino ad oggi ho avuto di stare con lui anche se durante le giornate a stretto contatto sorgevano problemi legati a volte all'incompatibilità di idee a volte di organizzazione, alternando momenti di totale armonia ad altri in cui il caos totale prevaleva su di noi. Tutto questo l'abbiamo superato parlandoci e organizzandoci nuovamente e se posso dirlo... con qualche punizione per entrambi!!! Lorenzo, come tanti altri bambini informati di quanto stesse succedendo e negati della loro libertà quotidiana, credo abbia vissuto questo periodo serenamente perché nel suo cuore non c'è ancora posto per le grandi preoccupazioni. Quelle sono riservate a noi adulti.
Come sai anche a me piacciono gli slogan per cui "tutto andrà bene...anche se a noi è andata meglio".
PS: cerca di non abituarti a sentirmi spesso probabilmente la prossima volta Lorenzo sarà diventato padre

Valentina, mamma di Aurora
Mi chiamo Valentina, ho 35 anni e sono una delle tante mamme lavoratrici ai tempi del Covid.
Il mio motto? "Non può piovere per sempre".
Da un giorno all'altro mi sono ritrovata catapultata sulla scena di un film di fantascienza dove i protagonisti vengono privati della propria normalità e minacciati da un nemico invisibile, che, oltre a rendere tutti quanti intorno impotenti ed asociali, è riuscito a prolungare le vacanze di Carnevale come nessuno era mai riuscito a fare! Ebbene sì, da quelle fatidiche vacanze non abbiamo più fatto rientro a scuola, e non nascondo che l'organizzazione e la gestione delle mie bambine sono state difficoltose: da un lato l'impossibilità, per me, di rimanere a casa con loro perché il mio lavoro non si è mai fermato (per fortuna, anche se detto col senno di poi), dall'altro i dubbi e le paure che mi attanagliavano. Dal secondo giorno di lockdown e, di conseguenza, di totale stravolgimento delle nostre vite, mi sono fermata e mi sono detta: "Insomma, ti pare che alla tua età possa farti prendere dal panico fino a non riuscire a gestire la tua bellissima vita, come hai fatto finora?"…ecco quindi che ho deciso di prendere in mano la situazione e reagire nella maniera più adeguata possibile: organizzazione corsi formativi di DaD per nonni, incentivi all'autonomia della prole (e del marito), suddivisione delle faccende domestiche e percorso di scoperta dei nostri talenti e dei nostri limiti. Adesso che non si dovrà più correre da una parte all'altra (scuola-compiti-danza-catechismo-calcetto-spesa-chi più ne ha più ne metta) avremo tutto il tempo, lavoro permettendo, di realizzarci all'interno delle nostre possibilità concentrandoci  su quello che siamo e che possediamo e non su quello che ci manca e che, al momento, non si può fare. Per questo mi sono riscoperta cuoca, artista, amica e complice delle mie figlie (sembra una banalità, ma il tanto tempo trascorso insieme mi ha spiegato e chiarito molti loro comportamenti e caratteristiche consentendo, a mia volta, di modellare alcuni miei atteggiamenti) oltre a riconfermarmi una meravigliosa compagna di vita per mio marito (ma si sapeva già!!).
Mi è venuta in mente la poesia di Martin Luther King che la Maestra Anna ci aveva fatto trovare sulla LIM il giorno della prima riunione di classe terza, ad inizio anno scolastico:

"Se non puoi essere un pino sul monte,
sii una saggina nella valle,
ma sii la migliore piccola saggina
sulla sponda del ruscello.
Se non puoi essere un albero,
sii un cespuglio.
Se non puoi essere una via maestra
sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole,
sii una stella.
Sii sempre il meglio
di ciò che sei.
Cerca di scoprire il disegno
che sei chiamato ad essere,
poi mettiti a realizzarlo nella vita"

Nonostante i limiti, le difficoltà, le paure, i dubbi di questo momento storico, mi sono promessa di  trovare il bello in ogni cosa, di sfruttare le mie potenzialità, di trovare tempo per quelle cose che non riuscivo mai a fare, di farle al meglio, di riorganizzare la mia quotidianità e di pensare al presente, hic et nunc.
Perché non può piovere per sempre.

Anna
Buongiorno, mi si chiede come abbiamo vissuto questo periodo forzato di quarantena…lavorando! Producendo un bene di prima necessità siamo stati tra i pochi a rimanere sempre aperti, a detta di tanti è stato un privilegio e una fortuna, ma lavorare in questo periodo dove tutti erano terrorizzati non è stato cosi semplice. Ci siamo ritrovati a non poter più ascoltare le persone a cui porgi il tuo servizio, per colpa delle code interminabili, della paura che quel tempo passato a chiacchierare sia rischioso per entrambi, ci siamo ritrovati a fare da genitori ai più anziani, perché molti di loro, superata la guerra, si credevano invincibili contro questo virus, e poi arrivi a casa stanca e speri che i tuoi figli  non abbiano bisogno di un abbraccio perché sai che potrebbe essere pericoloso per loro starti troppo vicino dopo tutto il giorno passato fuori. E ti si spezza il cuore quando la piccola ti chiede il perché non può più vedere le proprie amiche o quando il grande ti rinfaccia di non aver tempo da dedicargli, tu cerchi di spiegare ma per loro sono solo scuse nonostante cerchino di capire, malgrado la loro età, che provi a fare tutto il possibile per non fare mancare niente a nessuno. In tutto questo cerchi di incastrare i compiti, e ti trasformi in maestra di italiano che non è mai andata d'accordo con i verbi o in un insegnante d'arte, che per fortuna ha visitato Roma più volte.
E poi arriva la notte e ti trovi a piangere nel tuo letto e capisci che in fondo in fondo tanto roccia non sei e la perdita di un nonno che neanche conoscevi ti distrugge, o che il racconto di un infermiere ti annienta. Ma il giorno dopo sei sempre lì, pronta a ripartire con gli occhi più sorridenti che hai cercando di regalare un sorriso, anche se nascosto dalla mascherina, a tutti i clienti che in un momento come questo ne hanno bisogno.

Agnese
Riflessione personale
La riflessione che mi viene chiesto di fare è difficile perché nasce da una situazione altrettanto complicata.
Mai, prima d'ora, ci eravamo trovati a dover affrontare una grave pandemia, che ci ha costretti ad una clausura che l'uomo, in quanto essere sociale, ha fatto fatica ad accettare e alla quale ha fatto fatica ad abituarsi.
I bambini, forse per la loro piccola età ed elasticità mentale, sono stati i più bravi e capaci di accettare questa situazione, anche se la rinuncia alla propria libertà di uscire, di andare in bicicletta, di giocare a palla o anche solo di accompagnare la mamma a fare la spesa, di incontrare i propri amici, di festeggiare i compleanni o, semplicemente, abbracciare gli affetti più intimi, non è stata una prova facile neanche per loro. Eppure li abbiamo visti, in questo periodo, continuare a sorridere, scherzare e dare, spesso, anche a noi la forza per farlo.
Io penso al mio bambino e lo ammiro e mi stupisco quando, pur così piccolo, si organizza per la video lezione, accende il PC, controlla che ci sia la connessione e non si lascia scoraggiare quando il microfono non funziona o quando il computer lo costringe ad uscire dalla lezione, prepara il materiale, studia, fa i compiti e, cosa che più mi fa sorridere e compiace nello stesso momento, non vede l'ora che siano le 16.30 del mercoledì per condividere con i suoi compagni un momento che, forse molti altri temono, cioè l'interrogazione.
Un plauso va anche alle insegnanti che, nonostante le loro paure e difficoltà, hanno saputo incoraggiare i nostri piccoli, comprenderli e dimostrare loro positività e fiducia, oltre ad un grande affetto.
Io spero, da mamma, che questa esperienza (e non solo questa, purtroppo) possa insegnare ai miei figli che la vita ci porrà sempre di fronte molti ostacoli, ma tutto sta nella nostra capacità di superarli, di cadere magari, ma rialzarsi sempre, per continuare a camminare in questa bellissima esperienza che è la vita.